La Devitalizzazione dentale
consiste nell’asportare la polpa, vasi sanguigni e dei nervi fino all’apice radicale del dente. al contrario di quanto si pensa comunemente, un dente devitalizzato risulta ancora vivo e può ancora essere interessato da eventuali infezioni.
Composizione di un dente
I denti sono costituiti all’esterno da:
- Corona, la parte superiore visibile a occhio nudo, la cui forma varia in base alla funzione
- Colletto, permette a corona e radice di restare connesse. Dev’essere sempre accuratamente pulito, perché è proprio qui che si raccoglie la placca batterica
- Radice all’interno dell’osso alveolare, profonda e non visibile. Il numero delle radici cambia a seconda della tipologia di dente
all’interno, il dente è composto da:
- Smalto, l’elemento più duro presente nel nostro organismo. È la superficie più esterna della corona
- Dentina, influisce sulla colorazione dei denti. È costituita da materiale inorganico (70%) e materiale organico e acqua (30%)
- Cemento, si trova subito sotto le gengive. Si tratta di uno strato sottile e resistente, le cui fibre permettono al dente di restare saldato all’osso alveolare
- Polpa, tessuto molle composto da nervo, vasi sanguigni e altri tipi di cellule, al cui interno viene prodotta la dentina. Il nervo irrora il dente e lo protegge dalla normale presenza dei batteri nella bocca. la polpa la responsabile della vitalità del dente.
la devitalizzazione è l’intervento per trattare le infezioni interne che hanno causato un danno irreversibile alla polpa. Lo scopo della devitalizzazione è infatti salvare il dente stesso dalla rimozione. Si procede con una radiografia: l’esame strumentale permette di visualizzare la polpa attaccata e deteriorata dall’infezione.
L’origine delle infezioni
- Carie profonda. Si forma sotto la placca batterica che circonda il dente e, se non trattata, riesce a giungere fino alla dentina e a perforarla. Non solo: può andare ancora più in profondità, fino alla polpa del dente.
- Rottura del dente, soprattutto se profonda e anche i traumi, che possono provocare un danno alla polpa che può anche portare allo sviluppo di un ascesso o di un granuloma.
- Altre problematiche possono essere il consumo dello smalto, che lascia i denti esposti a eventuali danni, e un’ulteriore riduzione della saliva a opera dei farmaci.
se non trattata l’infezione
Se non trattata adeguatamente, l’infezione può arrivare a coinvolgere il sangue e i tessuti vicini, possibili conseguenze di un mancato trattamento vi sono:
- Granuloma dentale, l’infiammazione cronica dell’apice radicale del dente. Spesso è inizialmente asintomatico perché l’infezione cronicizza nell’immediato. In seguito, può degenerare in ascesso.
- Ascesso dentale, una tumefazione in cui si raccoglie pus, che può causare un dolore acutissimo. Il paziente potrebbe anche sperimentare gonfiore gengivale, alitosi, ipersensibilità della dentina, febbre e ingrossamento dei linfonodi del collo.
- Pulpite dentale, l’infiammazione della polpa. Non è facile identificarla: il paziente percepisce un dolore difficilmente collocabile e sente il dente pulsare. Nei casi più gravi, può sopraggiungere la “morte” della polpa (necrotizzazione).
- Distruzione del dente e della radice
Fase 1Consiste nel praticare un piccolo FORO nella corona del dente che consentirà di accedere alla camera pulpare per rimuovere la polpa infiammata. Fase 2, detta di PULIZIA, prevede un’accurata pulizia del canale radicolare del dente per eliminare ogni residuo tissutale e i batteri.
A completare l’intervento è l’OTTURAZIONE, ovvero il riempimento del canale radicolare con materiale biocompatibile per sigillare il dente ed evitare il possibile ingresso di batteri e residui di cibo.
Questa otturazione sarà seguita, entro pochi giorni, dal RIVESTIMENTO che protegge il dente. L’otturazione può essere una ricostruzione in materiale composito, nel caso il dente sia poco compromesso, oppure una corona che incapsula il dente trattato. La corona verrà applicata per ripristinare la corretta funzione masticatoria ove il dente sia molto compromesso.